11 Dic Kit di sopravvivenza per il 2019 | Alberto Guizzardi
Alla ricerca di un tema che potesse essere un valido kit di sopravvivenza mi ero perso nella vastità di argomenti già trattati e ritrattati.
Poi il famoso “gancio in mezzo al cielo”…
Ci sono cassetti della memoria che quando si riaprono è come se si ricreasse una nuova epifania.
Sono cose che fanno parte di te, ti hanno aiutato a crescere ma che poi hai messo da parte e un po’ dimenticate.
Una volta aperti però è inevitabile riallacciare i fili con il passato e accorgersi della loro centralità nella tua vita.
In queste settimana mi è capitato due volte, catapultandomi nei miei vent’anni, ricchi di esperienze, paure e tante angosce.
Il primo cassetto, quasi inevitabile, riguarda Freddie Mercury grazie alla cassa mediatica del film Bohemian Rapsody.
Amavo i Queen perché per i miei gusti musicali di allora, pop inglese, musica italiana da Festival di Sanremo, era il giusto avvicinamento a una musica si commerciale ma più ricercata rispetto a quello che ascoltavo. Ricordo il Live Aid visto per ore in una calda giornata di luglio su un piccolo televisore in bianco e nero nella casa del mare e ricordo la straordinaria performance dei Queen, roba da brividi allora come rivederla oggi a distanza di tanti anni nella perfetta ricostruzione del film, forse la cosa migliore di Bohemian Rapsody.
Se per Mercury il pensiero è tutto rivolto al passato, a un quasi “come eravamo”, diverso il discorso del secondo cassetto, quello che riguarda Pier Vittorio Tondelli.
Il caso ha voluto che trovassi in una libreria un piccolo pamphlet scritto tredici anni fa da Enrico Palandri intitolato “Pier, Tondelli e la generazione”.
Tondelli è stato importante per la letteratura italiana e per la mia generazione perché negli anni ’80 post lotte di classe, post terrorismo rosso e nero, sono emersi nuovi autori che raccontavano il presente in maniera cruda e realistica che molti non potevano o non volevano vedere.
Le sue storie raccontavano un Italia sotterranea agli occhi dei più ma reale viva, concreta.
Era qualcosa di necessario a chi non si sentiva riconosciuto nella rappresentazione che veniva data allora di un paese la cui maggiore attrattiva era diventata la “Milano da bere”.
Tondelli venne accusato di oscenità per la scrittura di “Altri libertini” da chi invocava lo Stato per reprimere e non per unire le diversità.
Credo sia necessario riscoprirlo oggi perché ho la sensazione che come l’ho messo da parte io, l’hanno fatto tanti altri.
Invece oggi, davanti a un paese che balla sul Titanic senza accorgersi che sta affondando, è fondamentale andarsi a rileggersi le sue opere su un paese con una tragica memoria corta, dove i fascismi mai sopiti, aspettano solo di essere risvegliati, dove ci insegnano ad avere paura e vergognarci, anche di noi stessi e dei nostri sentimenti.
Davanti ad una evidente aridità mentale dove i personalismi e la legge del più forte sovrastano e distruggono il pensiero controcorrente bisogna richiamare le voci fuori dal coro che ci hanno aiutato a essere persone migliori.
I libri di Tondelli sono quindi il mio personale kit di sopravvivenza.
A caso: l’audacia di essere altro di“Altri Libertini” la libertà nascosta dall’autorità di “Pao Pao” la varia umanità sotto la lente di ingrandimento di “Rimini” e la ricerca di se stessi e del proprio posto nel mondo di “Camere separate”.
E sono ancora così attuali e necessari che sono pronti a formare nuove generazioni.