19 Set Spezzare la catena | Alberto Guizzardi
Le azioni, il carattere di una persona quanto sono influenzate dalla società?
O certi comportamenti sono innati facendo parte del nostro Dna?
L’altro giorno guardavo su un canale digitale un programma chiamato “Assassini nati”, ricostruzione di vicende più o meno truculente legate a omicidi perpetrati per avidità, ossessione amorosa, gelosia, vendetta.
L’idea di fondo è che il male è già insito nell’assassino e quindi l’interesse si sposta su come si è svolto l’omicidio, sulla vittima, sul dolore dei famigliari, etc.
Nulla su cosa abbia potuto scatenare una tale violenza.
In questi giorni il caso dell’omicidio della sedicenne Noemi da parte di un coetaneo trova ampio spazio sui media ma questo caso ha sostituto uno precedente e verrà sostituito a sua volta.
Psicologi si parleranno addosso sulla perdita dei valori, la società sempre più barbara e la storia continua così all’infinito: il disagio sociale, le cattive amicizie, i genitori che si son trovati un figlio così…
In un’illuminante intervista Natalia Aspesi ha detto ” più che mettermi nei panni dei genitori della vittima vorrei mettermi nei panni dei genitori del carnefice”.
In “Riprendersi la vita” la psicologa e pedagoga Alice Miller parte da un assunto apparentemente rivoluzionario ma chiaro e trasparente nella sua esposizione: l’essere umano nasce lindo come un libro bianco , nessun DNA , nessun gene fallato ma solo una mente pronta ad assorbire qualunque evento che gli capita negativo o positivo.
Il problema è che non ha capacità di discernimento, sa solo che cerca amore e se la sua unica guida riconosciuta lo respinge inizierà a sentirsi sbagliato e tutto ciò rimarrà stampato nel suo inconscio pronto a uscire in varie forme nell’età adulta.
Alice Miller ha fatto uno studio su dittatori, serial killer o semplici persone depresse.
In tutti i casi è emerso un rapporto di violenze abusi o semplice incapacità dei genitori di creare empatia con i propri figli.
Adolf Hitler era un bambino vessato picchiato e deriso dal proprio padre e ridicolizzato per quella nonna con vaghe origini ebraiche che lo porterà a voler cancellare da adulto quella terribile onta nei peggiore dei modi.
E così la biografia dei suoi gerarchi parla di bambini disadattati messi ai margini, considerati stupidi.
Ciò non vuole dire che un dittatore essendo stato un bambino maltrattato sia assolto dalle barbarie commesse, ma questi esempi sono un’estremizzazione di quelle dinamiche che partono nell’età infantile per poi ripetersi nell’età adulta.
Nella ricerca emerge come nella società crea scandalo se un adulto viene picchiato ma non lo crea se viene picchiato un bambino, fa parte dell’educazione e tutto ciò rimarrà nella testa del bambino che da grande farà la stessa cosa con il proprio figlio.
Spezzare la catena diventa un lavoro immane perché un figlio non amato dai propri genitori proprio per questo lo amerà di più e dovrà fare un estremo sforzo e andare contro il sentire comune di chi preferisce rimuovere il fatto doloroso dell’infanzia piuttosto che portarlo a galla, farne i conti e liberarsene definitivamente.
Il bambino che ha trovato amore nell’infanzia non si sentirà diverso dagli altri , non proverà odio e sarà in grado di darlo agli altri; chi non è stato così fortunato dovrà lottare con se stesso o con l’auto di un terapeuta per eliminare i propri fantasmi .
Così avendo fatto pace con se stessi si potrà interrompere il circolo vizioso e non fare ricadere sui propri figli e le persone che ti stanno accanto gli errori commessi dai propri genitori .
Il libro di Alice Miller è un bellissimo saggio che vale la pena leggere nonostante si possa non essere d’accordo ma sicuramente dopo rimarrà una visione diversa su su quello che siamo e che siamo stati.