06 Feb Fiesta para todos | Claudia Vanti
Arriva Sanremo e non ho niente da mettermi, ed è meglio così.
Tanto sarà tutto bruttissimo e pacchianissimo, pure se per qualche forma di masochismo due palette alzate (anche mentali) per dare i voti alle canzoni e ai look le attiveremo tutte e tutti.
Se Sanremo fosse una kermesse elegante (strana parola, di origine olandese, originariamente riferita a celebrazioni religiose, e allora un senso ce l’ha, più liturgia di Sanremo non esiste) non sarebbe Sanremo e non avrebbe senso.
Grande è la potenza di un format che riesce a intrucidire (licenza poetica) pure un abito di Valentino, quindi respect per le intenzioni, per i risultati invece siamo sempre all’asilo nido del trash.
Insomma, Raffaella Carrà era un’altra cosa, era trash consapevole e genuino, ruspante e cosmopolita, gigantesco e mai pretenzioso.
A fine dicembre è uscita su Disney+ la docuserie che riprende il film Raffa, in sala per pochi giorni a luglio 2023: è la dimostrazione, resa con uno stile registico sobrio e non necessariamente celebrativo (Daniele Luchetti del resto è più famoso per Il portaborse che per la fiction mainstream), di una popolarità immensa in Sudamerica e Spagna, molto superiore a quanto non ci siamo mai immaginati, ottenuta anche a colpi di look spettacolari e sprezzo del pericolo nel riproporre il flamenco senza esserne esattamente un’interprete filologica (Fiesta e Pedro): in pochissimo tempo li ha conquistati in modo assoluto e totale, con il suo essere tanto sopra le righe e ricoperta di paillettes quanto alla mano, anzi, alla buona.
Raffaella, ci manchi tanto e non potevamo immaginare quanto.
Ora che inizia Sanremo (dove non ti hanno mai capita) anche di più.