27 Feb Uscire dal simbolo | Mirco Denicolò
C’è stato un momento del mio lavoro (un momento durato una decina di anni) in cui mi sono occupato in modo intensivo di segni, simboli e forme del mito.
È un modo di rappresentare e di raccontare totalmente affascinante, persuasivo, coinvolgente, estensivo: ricordo che a volte, quando passeggiavo, guardandomi attorno mi pareva di muovermi all’interno di una rete di segni in cui ogni cosa (umani e animali esclusi quindi) era sia oggetto sia rappresentazione sia allusione sia connessione.
Ho disegnato e modellato segni in maniera esclusiva, perché quella simbolica è una rappresentazione che rende difficile il distacco.
Le ultimi immagini che feci si collegavano al mito di Medusa.
Ho scritto delle cose su queste ceramiche, quasi delle poesie giovanili, e a rileggerle oggi non mi vergogno; mi dispiace non avere avuto la maturità fisica per risolvere altrimenti i temi che affrontavo, avrei avuto bisogno di uno specchio che riflettesse tutte le facce della mia umanità, avevo bisogno di considerare anche le forme della debolezza, della fragilità, della claudicanza che, io affermo ora, il linguaggio simbolico non contempla.
Però… se si frequenta il Mito per un tempo sufficientemente lungo questo imprime nella coscienza un segno, sigilla una necessità: a me ha lasciato la voglia di ascoltare storie e di raccontare quello che le storie mi lasciano per sovrabbondanza, sono uscito dal Simbolo per entrare nelle Letterature.