15 Feb Un’ambizione inclusiva | Andrea Ferrato
Il blocco di fogli ruvidi di media grammatura, intatto dentro la sua pellicola, i pastelli acquerellabili e i gessi colorati, i pennarelli di almeno una quarantina di colori.
Le matite con la punta pronta, le forbici con le lame affilate, il nastro di carta adesiva.
Un po’ come le provviste di un rifugio antiatomico, per una guerra che potrebbe sempre scoppiare, oppure no.
Attraverso sulle strisce e attraverso le persone, la stessa luce che ci dà forme e l’aria di un unico respiro.
Profondo, ampio, sul filo di una traccia su cui ci si potrebbe riconoscere, salutandoci ognuno con la propria frequenza.
Un prodotto esclusivo, un’offerta esclusiva, un piacere esclusivo.
Allevati ad escludere, separare e catalogare; avvicinarsi solo quello spazio definito dal ruolo.
Non ti tocco e nemmeno ti sfioro le mani, lo devo far fare alle parole sapendo che mancano, nella loro natura, di tridimensionalità e di temperatura.
Quindi cercherò di raccontarti che sento di arrivare quando viaggio insieme.
E sento l’efficacia di un’idea quando è una casa senza porte e le finestre hanno solo tende per poter godere dell’aria che le muove.