02 Lug Semplicemente connessi | Andrea Ferrato
Il treno si era riempito improvvisamente e aveva trasformato il consueto arrivo anticipato in stazione in una specie di complimento ciarliero.
Un complimento a quella naturale propensione ad una personale forma di qualità che a volte sentiva addosso un po’ troppo stretta.
Quella voglia di sbagliare, poco ma un po’ più spesso.
Non che fosse perfetta, sulla pelle e nel cuore poteva contare tutti i segni lasciati da quelle situazioni che sarebbe stato più giusto affrontare in un altro modo, ma quanto meno sentirsi un po’ più riconosciuta tra quella folta schiera di amanti del “vabbè è andata così” o del “sarà per un’altra volta”.
Ma aveva un asso da giocare, quello che alla fine rimaneva sempre nella manica per la sua abilità di riuscire ad uscire da quelle imprevedibili situazioni di imbarazzo.
Allo stesso tempo, era una cosa che l’affascinava; una cosa che ogni volta le disegnava in faccia quell’espressione da bambina di fronte al gioco perfetto del prestigiatore o alle volte sinuose del trapezista, lassù in alto.
La sua memoria si era abituata ad ottimizzare, a salvare in apposite cartelle, spesso con password, le vicende e le persone che costellavano le sue giornate; lo strano algoritmo del suo cervello decideva quali meritassero un futuro, facile, ritrovamento e quali invece lasciare affondare nell’oceano degli avvenimenti.
Di questi ultimi venivano assorbite le emozioni, i segnali più forti e tutto il resto lasciato ondeggiare verso gli abissi della memoria.
Lo stupore era totale quando persone con cui aveva interagito appena la salutavano chiamandola per nome, scandendo bene il suo nome dopo il saluto, senza possibilità di fraintendimento: loro si ricordavano perfettamente di lei.
Lei un po’ meno.
In quegli attimi la consapevolezza di aver lasciato probabilmente qualcosa di buono, anche solo una parola gentile, un sorriso.
In quegli attimi si dimenticava degli amanti del “sarà per un’altra volta” e si godeva per intero “quella volta” rinnovando la meraviglia di come alla fine fosse così bello semplicemente rimanere connessi, nient’altro.