23 Giu Rimodellare le interazioni | Andrea Ferrato
Credo di essere tra i più asociali affezionati degli ambienti social esistenti.
Anche se chi mi conosce farà fatica a crederlo, ogni nuovo approccio è sempre stato lento e circostanziato, nulla a che fare con modalità nerd per intenderci.
Ogni volta, ossia per ogni nuovo social che riusciva a destarmi curiosità, ho sempre avuto un filo di diffidenza, principalmente per la poca voglia di dover imparare nuovi comportamenti per dover fare qualcosa di già non troppo lineare nella quotidianità, ossia relazionarsi, entrare in contatto, almeno per quanto mi riguarda.
Non ricordo bene come finii dentro FriendFeed e mi ricordo che riempii di domande il mio “smanettone “ di fiducia prima di entrare in Facebook.
Poi però mi appassiono, principalmente perché sento il gran potenziale di queste forme di interazione e generalmente rimango fondamentalista quando le appiccicose leggi di mercato riescono a rendere tutto innaturale e meccanico.
Non perdonerò mai cosa ha fatto ad Instagram RoboZuckerberg, ad esempio.
Ma per fortuna esistono sempre persone in gamba che riescono a riportare il nostro essere umani in questi transatlantici alla deriva del marketing anche quando le condizioni sembrano le più avverse.
E mi ci voleva una pandemia per tornare a partecipare ad uno degli eventi che stimo maggiormente e che riesce a fondere positivamente tutte le qualità degli ambienti social online con una sana interazione offline.
Ho partecipato al Freelancecamp qualche anno fa, quando ancora non era probabilmente questa bella macchina ben oliata che è riuscita a mantenere la freschezza e la dinamicità degli inizi.
Smisi di partecipare a causa dell’asocialità di cui sopra.
Il Freelancecamp è un posto dove puoi trovare sul palco, a parlare di timidezza e scarsa affinità ad una interazione immediata, dei personaggi che dicono di essere tali ma, in quel momento, sono lì sul palco e questo è troppo per un vero asociale anche dotato di tutte la buone intenzioni.
Ho totalmente omesso cos’è e come funziona il Freelancecamp; per chi non lo conoscesse, accontentatevi di un riassunto estremo: se ti occupi di comunicazione/marketing/creatività, hai una giornata informale di incontri molto interessanti da ascoltare, praticamente in riva al mare e in infradito.
Vista la situazione, le infradito rimangono ma sul parquet di casa invece che sulla sabbia, davanti ad uno schermo dove avverrà il tutto; un po’ di fisicità è arrivata via posta, come quelli bravi sanno fare.
Nonostante la presenza fisica sarà assente, credo che questa edizione sarà particolarmente interessante in un momento in cui, volente o nolente, stiamo riscrivendo il modo di relazionarci, oscillanti tra un passato di cui non vorremmo cambiare nulla e l’evidenza di tutta una serie di situazioni che forse erano lì solo perché sembravano ovvie.
Non sarà interessante solo per come il tutto risulterà ugualmente efficace ma, soprattutto, per quello che ci rimarrà come esperienza valoriale: come quel essere umani sarà riuscito a passare risultando sufficiente senza la necessità di essere sostitutivo.