07 Mar Laggiù in mezzo al mare | Ale Di Gangi
Non amo i tramonti sul mare.
Sarà perché tutti li fotografano sempre, ma anche perché ci sono abituato dato che vivo abbastanza vicino a una costa in cui il sole ogni sera offre il suo spettacolo tuffandosi preciso al centro del mare.
Per questi motivi ho sempre l’impressione che i tramonti sul mare siano una cosa già vista.
Quello che piuttosto mi affascina del mare è quando c’è qualcosa, lì in mezzo; lontano, vicino, evidente o appena appena intuibile verso l’infinito.
Il mio concetto di mare è quello di un ininterrotto a cui solo acqua e cielo appartengono davvero. Immutabili pure in ogni variazione di luce, colore, movimento veloce o apparentemente statico, condizione atmosferica e affollamento — o assenza — di nubi di qualsiasi forma, intensità, densità.
Insomma, il mare è nella mia mente un corpo unico, vasto tanto da non avere misura, assoluto e onnipotente al punto che nulla può interromperlo o prenderne il posto. O averne posto.
In pratica, pensate a Solaris e ci andrete molto vicini.
Del mare mi affascina e mi cattura tutto ciò che vi affiora, vi galleggia, vi si immerge, lo interrompe, vi resiste… come violandone ogni regola.