Sconfitti dai numeri | Andrea Ferrato

Spostò le persiane e la mattina si presentò imperterrita, simile a quelle precedenti.
Non ci volle molto per capire che lei avrebbe dovuto istruire il contorno, il vociare del pianerottolo, e così a seguire tutte le virgole della giornata, riguardo il fatto che nulla sarebbe più stato uguale.

Tra l’abbracciare il cuscino confondendoci sopra qualche lacrima e l’uscire risoluta, nell’orario specifico di chi ha un ruolo, scelse la coraggiosa recita di una parte che conosceva bene.
Con l’esperienza consolidata schivava quelli che oggi erano qualcos’altro dai soliti altri; tra la scelta di una traiettoria e l’altra si sgretolava la differenza tra la paura ed il coraggio, ne sentiva sempre meno i caratteri distintivi.

Ad un certo punto si sentì come all’uscita dal cinema ma senza la destinazione successiva cucita tra le pieghe delle consuetudini.
Comprese di essere questi nuovi altri ed ebbe la sensazione di essere stata spostata su uno scaffale più alto, quello delle cose che non servono sempre.

Contò le possibilità come si contano le monete che ti rimangono in tasca; ascoltò il suo buon senso e accettò di non piangere davanti al barista che le porgeva il caffè.

Andrea Ferrato

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