16 Feb Un sacco rosso | Andrea Ferrato
I leggeri errori di ortografia degli avvisi su candido A4 orizzontale, Times New Roman tutto maiuscolo, avevano attivato delle supposizioni sull’origine della massiccia infermiera, poi rivelatasi moldava.
Il fisico importante entrava perfettamente nella divisa, le aderenze del tessuto raccoglievano le abbondanze con un’eleganza tutta loro, sicuramente avvalorata dai movimenti sicuri, dal gesticolare preciso ed efficace.
Sopra la mascherina c’era uno sguardo consapevole e comprensivo, anche quando il rituale delle regole da far rispettare suonava come una velata romanzina, memore delle costanti inadempienze di quel pubblico disorientato, assetato di qualsiasi informazione ulteriore a supporto del loro sostare su un filo teso su un vuoto, per ognuno diverso.
Appoggiò un sacco rosso con una delicatezza estrema, per evitare che il rumore della plastica diluisse troppo le emozioni che il contenuto emanava in silenzio.
Iniziò un appello diligente, ripiegando ogni capo con un fare gentile, scegliendo la posizione migliore dentro un nuovo sacco rosso che aveva predisposto.
L’appello ridisegnava un momento appena trascorso che sembrava accaduto un mese prima, tutto il prima ora era in un sacco rosso, il dopo non aveva ne una forma ne una direzione, in quel momento solo un colore.