22 Feb Sono il figlio di un museo | Mirco Denicolò
Vivo nella città che ho scelto: qui c’era la scuola che volevo frequentare, l’humus culturale in cui sarei potuto crescere, il panorama lavorativo in cui sarei potuto inserirmi. E poi il museo. L’ho visitato la prima volta in gita scolastica e subito mi accorsi (ero un adolescente) che quel posto mi parlava: era come un libro che avrei voluto sfogliare per memorizzare tutto, imparare tutto, capire tutto.
Non è andata male, sono contento della città in cui vivo e lavoro, sono felicissimo del museo che da allora visito frequentemente. Qualcosa è diverso da come speravo: delle opere esposte nelle teche ho memorizzato quanto potevo e c’è sempre qualcosa che mi pare di non aver mai visto; il mio desiderio di conoscenza ha fatto i conti con il tempo che ho avuto a disposizione, la mia preparazione è, ahimè, superficiale; infine credo di avere capito in modo del tutto personale quello che ho studiato e che continuo a vedere dentro alle vetrine.
Eppure non è andata male, sospetto di avere trattenuto l’essenziale: chi guarda le mie opere capisce sempre da quale geografia provengo.