17 Set Piccolo spazio pubblicità | Matteo Lion
Nel 1986 Andy Warhol diceva “Tutti gli scandali aiutano la pubblicità perchè non c’è migliore pubblicità della cattiva pubblicità”.
Chissà cosa direbbe oggi l’artista, grande appassionato di musica, dei testi delle canzoni che sbeffeggiano (in negativo) alcuni importanti brand.
Quanto ci lasciamo influenzare da questi ritornelli feroci che minano le credibilità aziendali costruite con ingenti investimenti pubblicitari?
Insomma solo io quando sento in una discussione parlare dell’industria di caffè automaticamente penso a qualche sgarro fatale che ha portato all’omicidio dell’uomo ragno?
“Quando striscio la mia Visa, io Vuitton tu Carpisa”.
Con questo verso Myss Keta in “Burqa di Gucci” si rivolge al suo pubblico di I millennials, solitamente in ansia perenne la paura di non riuscire a realizzarsi, e inchioda il brand di pelletteria come estremamente popolare e anonimo.
Ma forse, da vera fashion trend setter la rapper milanese sintetizza, a suo modo, il posizionamento dell’azienda.
Infatti lo scorso natale Carpisa aveva pianificato uno spot sulle note del brano di Raffaella Carrà “Merry Christmas Everyone“. Insomma per tutti, non potrà in effetti mai essere esclusivo.
Anche Fedez si diverte a fare confronti quando canta:
“Tu con la Panda vai alla Standa
Io c’ho la limo e non pago l’IMU
Sono proprio un Cardinal Chic.”
I grandi magazzini e l’utilitaria sono quindi contrapposti all’idea di chic.
Calcutta non ci va giù leggero quando canta: “‘A me quel tipo di gente no, non va proprio giù: taranta, Celestini e BMW’.
E così il noto brand automobilistico è diventato inevitabilmente segno di riconoscimento per un certo tipo di sinistra radical chic?
Certo a volte la critica è un po’ gratuita e poco circostanziata.
Come quando il rapper Side Baby rappa: “Addosso ho serpenti Gucci, non vesto Versace (fanculo Versace)”
Altre volte, se pur apprezzandone il maggiore sforzo, la critica è depotenziata dal fatto che si rivolge contro i soliti noti, diventati ormai un “simbolo ” del contro-sistema.
Come i Chumbawamba che in “And In A Nutshell“, se la prendono con la Coca-Cola:
“Esamina l’atlante del mondo
Uno stile di vita da supermercato per tutti
Mille nazioni sotto il controllo dell’azienda
Coca-Cola che ha distributori ovunque.
Nessuno ha avuto i denti per mordere la mano
Hanno rubato il loro lavoro, la loro cultura e le loro vite
Per creare un paradiso per la Coca-Cola
Ingoiando le loro bibite e le loro bugie”
Anche i quotidiani, con tutto il loro mal celato orientamento politico, smuovono ovviamente critiche e prese di distanze:
“metterò a posto tutti i Sunday Times
e le loro filastrocche
Non sembrano voler mai dire la verità
Sono così stanco di te, America”, così canta Rufus Wainwright in “Going to a town“.
Scrivere canzoni è il migliore dei mestieri. Ma subito dopo viene cantarle.
Perché cantarle a qualcuno significa dire la propria opinione apertamente e con risolutezza.
E farlo attraverso una canzone, scoraggia gli haters che dovrebbero affittare una sala di incisione per rispondere con un grande classico, parlateci di Bibbiano.