Lo spazio pubblico non è solo fatto di atomi, ma anche di bit.

Così come dall’oggi al domani è possibile che qualcuno recinti un prato, e magari stabilisca il prezzo del biglietto per entrarci, un bel giorno qualcuno potrà prendere un pezzo di internet e dire “questo è mio”.
E magari non far pagare per entrarci, ma comunque convincere un gran numero di persone ad andare proprio lì, perché ci saranno tutti gli altri.
E una volta che ci saranno tutti o quasi, vendere quel pubblico a chi è disposto a pagare per parlargli.

È così che un “pubblico” diventa un fatto privato.
E quando si vendono pubblici, è finita per sempre l’era dei contenuti, dei significati, del senso per ciascuno di noi.

Antonio Pavolini