01 Dic Numerosi danni | Andrea Ferrato
C’è stato un momento, non so bene quando sia successo ma c’è stato un momento in cui i canali principali di informazione hanno iniziato a parlare della borsa, dei titoli degli indici che salivano e scendevano, come fosse una cosa normale, tipo la possibile pioggia del giorno successivo.
È stato da quel momento che ho iniziato a notare che i numeri stavano prendendo il posto delle lettere: le notizie sono iniziate a diventare insiemi di cifre.
I ragionamenti sono diventati quote di sondaggi, le opinioni adombrate da percentuali di statistiche, i fatti sono diventati meno reali se non intervallati da classifiche.
E chi potrebbe obiettare dell’importanza di un numero inossidabile: un dato inconfutabile, una prova limpida e immediata.
Soprattutto poi quando i pensieri sono sempre più impalpabili e fluttuanti, i numeri diventano l’unico modo per spiegare, diventando a volte anche il contrario di ciò che dovrebbero sostenere grazie alla malleabilità di quei pensieri.
Cerchiamo solo i numeri e a questi ci siamo assuefatti: 504, 704, 731, 753, 653, 699, 692, 562, 630, 853, 722, 822, 827, 586, 541.
Centinaia di pensieri, persi in 14 giorni.