30 Nov Modern Family | Matteo Lion
In famiglia ci sono stato bene, ma non l’ho mai idealizzata.
Ho sempre pensato che le famiglie siano un gruppo di persone con interessi e bisogni diversi che per vivere insieme devono – giustamente – reprimere desideri, fare passi indietro, negoziare tempi e spazi.
Ma è giusto così. Se si riesce a farlo secondo me è già un grande successo. Finché dura.
La vita familiare può anche diventare un interferenza alla vita privata.
Qualcuno arriva a dire che una famiglia “disfunzionale” è una famiglia con più di una persona.
In effetti io vivo da solo e credo sia davvero l’unica alternativa per me praticabile.
Tutto questo preambolo per dire quanto poco mi sia piaciuta l’intervista a Lady Gaga nella trasmissione Che tempo che fa, in cui non ha fatto altro che parlare di quanto ami la sua famiglia e di quanto ci tiene che loro siano orgogliosi del suo lavoro.
Il tutto condito con i soliti cliché della messa domenicale e del pranzo con il sugo di pomodoro.
Tutto legittimo, per carità.
Ma fuori dal mio gusto.
Mi intrigano figure più indipendenti. Se non proprio in contrasto con l’istituzione della famiglia.
Per esempio in una recente intervista per il lancio del nuovo disco “Queens of the Summer Hotel” la cantante Aimee Mann ha raccontato la sua esperienza.
Quando aveva tre anni, la madre la rapì per scappare con il suo amante in Europa. Il padre la ritrovò e la riportò a casa con lui e la sua nuova famiglia.
“Ricordo che avevo otto anni ed ero davvero orgoglioso di essere in grado di controllare la mia faccia in modo da non mostrare nessuna fottuta espressione. Nella mia famiglia, se sembravi infelice o triste, la matrigna diceva che eri imbronciata. Voglio dire, mia madre del cazzo se n’è andata quando avevo tre anni e forse avevo il diritto di essere triste! Ma se sembravi felice qualcuno in famiglia l’avrebbe potuto usare contro di te. L’attenzione che ho ricevuto nella mia famiglia è stata un’attenzione negativa. L’ho equiparato a: se qualcuno ti guarda, non va bene perché verrai criticato o sgridato o preso in giro. È quell’istinto animale: quando un altro animale ti fissa, lo vivi fisicamente come una minaccia”.
Anche Antony Hegarty in una vecchia intervista, prima di completare la sua transizione in Anhoni, disse: “Sono nato in una famiglia cattolica e quindi cresciuto con una formazione cattolica. Poi però le cose sono cambiate e ho capito che la mia mente era in una gabbia. Da ragazzo ero assolutamente diviso tra corpo e mente. D’altronde sono stato cresciuto in un contesto cattolico, era inevitabile che questo accadesse. Poi durante i miei studi alla School for The Performing Arts ho scoperto la danza che mi ha permesso di capire il mio corpo, ha creato la connessione che mi ha fatto rendere conto che ero vivo e vitale. E che potevo esprimermi”.
Anche Sufjan Stevens ha avuto sicuramente una famiglia disfunzionale.
La madre lo lasciò al padre quando lui aveva un anno. Senza la madre e con un padre assente il cantante ricorda: «Eravamo trattati come semplici inquilini. Si trattava di un conglomerato famigliare disastroso».
Qualche anno dopo la madre, Carrie, si risposò con Lowel e andò a riprendere i figli. Pochi anni felici (che lui ha ricordato nel meraviglioso disco ” Carrie & Lowell”). Poi la donna si allontana nuovamente trascinata dalla sua schizofrenica bipolare, con dipendenza da droghe, litio e anti-psicotici.
La privazione di una famiglia tradizionale l’ha portato a dire:
“Provo un’insicurezza di fondo circa la mia identità. Mia madre viene da una famiglia greca, mio padre da una lituana. La mia identità non è radicata in una sola cultura, in una linea che si trasmette immutabile di generazione in generazione. Deriva dalla mia personalissima esperienza ed è in continua evoluzione. Cercando di capire l’America, cerco di capire me stesso.”
La propria personale esperienza che va a sostituire il lascito delle generazioni precedenti.
“Sono il padre delle mie carezze e la madre delle mie esperienze. Sono una figlia di figlia di Loredana” così cantava Loredana Bertè cercando di cancellare la sua tanto detestata famiglia di origine.
In una vecchia intervista la cantante fu assolutamente categorica: «I miei genitori sono morti e sono molto contenta. Non provo niente. A non aver avuto una famiglia c’è anche il rovescio della medaglia: non mi è mai mancata. Non ho sofferto quando sono morti. Sarò dura o impopolare ma io sono andata al funerale di mia madre per vederla sotterrare».
Anche Hell Raton, il giudice di X Factor ha dichiarato: “non sono mai stato bene in famiglia perché ho avuto una famiglia che fin dall’inizio è stata rotta. Già alla mia nascita, i miei non stavano insieme. Mi sono ritrovato sballottato tra l’Ecuador, paese d’origine di mia madre, e l’Italia. L’unico concetto che ho di famiglia lo devo a mia nonna materna, mancata quando avevo dieci anni, ti puoi immaginare come il concetto di famiglia sia iniziato a sfumare subito nella mia testa”.
Questo solo per dire che chi dice cose “io senza la famiglia non vivo”, “ti amerò nella buona e cattiva sorte”, “l’unico posto sicuro è la famiglia”, beh di fatto è una Patrizia Reggiani potenzialmente in grado ammazzare il marito perché ferita emotivamente.
Diciamo che io preferisco chi ne è consapevole e mette gli altri in sicurezza mettendo le giuste distanze.