08 Dic La casa dei fratelli De Chirico (Giorgio ed Andrea) | Mirco Denicolò
Ci sono punti di contatto e lontananze incolmabili nella pittura dei due fratelli (uno morto troppo presto, l’altro che ha allungato la sua malinconia fino a 90 anni).
Di Alberto Savinio (il nome che adottò Andrea) la pinacoteca di Faenza conserva un quadro; di Giorgio ho visitato lo studio, a Roma, in Piazza di Spagna, di entrambi ho saccheggiato le librerie.
Nel tempo che ha seguito l’alluvione mi sono curato (anche) con la visione delle loro opere.
Dei loro quadri mi sono rimasti negli occhi: un angelo che spia dalla finestra, dei soli posati su cavalletti collegati al cielo con un cavo, i mobili per strada ed i palazzi in una stanza, il vento che modella le tende, il mare fuori e dentro le camere, i giocattoli, i quadri dentro ai quadri.
In molte delle loro opere ho avuto la sensazione di essere l’osservatore fuori dal quadro spiato dagli osservatori dentro al quadro.
Ho fatto una dozzina di disegni per immaginare un dialogo che forse c’è stato tra di loro, magari basato sulla memoria di visioni comuni, quando erano bambini in Grecia.
Nei disegni ho lasciato un senso di insicurezza suggerito dallo spazio fuori della porta di casa, perché una porta è anche un’uscita, che raramente attraversiamo, fuori ci potrebbe essere il vuoto.