03 Nov Inadatti | Andrea Ferrato
Debellato il virus attuale, o messo in condizione di nuocere meno, dovremo deciderci ad affrontare il virus di cui siamo affetti da tempo e che ha avuto una recrudescenza esponenziale negli ultimi anni.
Non ha sigle strane, è il virus della nostra inadeguatezza.
I momenti difficili come questo lo rivelano, lo portano alla luce, impossibile non notarlo ma ne siamo talmente assuefatti che, nonostante le emergenze, continuiamo a contemplarlo.
Da un certo momento in poi abbiamo iniziato ad avere paura del “progresso”, come quelle persone di una certa età (ma l’età si è clamorosamente abbassata) che si rifiutano di usare qualche funzione un po’ più sofisticata di qualsiasi dispositivo anche se renderebbe loro la vita molto più facile.
E da qui all’abituarsi alla versione precotta e più immediata dell’imbonitore di turno è stata solo questione di due o tre show televisivi con vuoto cosmico e problemi contingenti in mano all’esperto di turno, bramoso di riconoscibilità, ben miscelati.
Nulla sfugge a questo ineffabile virus che ci trasforma tutti in generali con una tattica pronta ma senza uno straccio di strategia, che ci vuole adoratori della consuetudine, che ci fa sembrare democrazia una politica di sciacalli totalmente alieni ad una idea di bene comune.
Siamo inadatti all’innovazione e di questa, quello che assorbiamo, è solo un livello superficiale.
Gli antidoti esistono, punti di luce diffusi che potranno diventare vaccino solo se riusciranno a permeare la cosa pubblica, superando le difese di questo virus, ormai ben radicate e subdole.
E a chi gestisce la cosa pubblica non va più chiesto di risolvere un problema, semmai la costruzione dei percorsi che possano portare ad assorbirlo e poi ad evitarlo.