16 Nov Il vizio dell’usuale | Andrea Ferrato
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Novembre.
Pioggia leggera e quel tanto di nebbia che basta per far diventare le luci della prima periferia qualcosa di diverso e di morbido.
Gli alberi gialli e le illuminazioni artificiali trasformano il quotidiano in un set da serie televisiva, quelle con i ritmi lenti e i personaggi complessi, mai definiti e che raramente sorridono.
Questo tratto di strada che mi separa dal supermercato, dove mi aspettano le cose dimenticate da acquistare, è lo stesso ripetuto in un periodo buio, ripetuto come una tecnica di salvataggio.
Anche ora è deserto ma il rumore del traffico àncora il presente; il rumore, che quella volta non c’era, tiene distante il peso di qualcosa che non abbiamo capito.