09 Apr Il qui e ora dei Dry Cleaning | Matteo Lion
Billie Joe Armstrong una volta disse:
“Un giorno un ragazzo mi chiese cosa fosse il punk, allora io diedi un calcio a un bidone e dissi – Questo è punk –
E allora lui fece la stessa cosa e mi chiese – Questo è il punk? – e io risposi – No, questa è solo imitazione.”
È tutto un attimo, come cantava Anna Oxa.
Quell’attimo perfetto in cui il “qui-e-ora” raggiunge il suo senso massimo.
Prima era troppo presto, dopo sarà fatalmente troppo tardi.
Questo per dirvi che l’unica data in Italia della band inglese Dry Cleaning prevista a Ferrara il prossimo 4 giugno probabilmente potrebbe essere proprio quel momento perfetto e magico per vederli dal vivo.
Da poco sono stati ri-pubblicati i loro primi EP del 2019, Sweet Princess e Boundary Road Snacks and Drinks.
Il tour serve a tornare con consapevolezza da dove tutto è partito e presentare quelle canzoni spontanee e ingenue.
Questi primi due EP hanno un suono post punk grezzo e sono stati registrati in presa diretta in una sola giornata senza la minima intenzione o speranza di sfondare.
E invece il passaparola e l’effetto novità della loro proposta ha subito smosso l’attenzione dei nerd alla scoperta di nuovi nomi da poter citare (come me, per intenderci).
Per il loro esordio anche loro hanno voluto citare un nome mica da poco.
La prima canzone tratta da quegli EP è Magic of Meghan, un pezzo dedicato alla duchessa di Sussex e dice: “Mi sono innamorato di Meghan così velocemente. Questa bellissima donna è inciampata ed è caduta nella mia vita. Tutte le stelle erano allineate, il mondo è rimasto intrappolato.”
Il mondo in realtà è rimasto intrappolato nelle loro canzoni sghembe e assurde.
L’interesse nei loro confronti ha continuato a crescere.
Nel bene e nel male, come ormai è fondamentale in questa malata contemporaneità dominata dai social.
Il New Yorker ha definito così la cantante: “Una che raramente si degna di cantare ma, piuttosto, presenta i suoi testi come se fosse impegnata in un’apatica conversazione telefonica.”
Nel 2021 hanno pubblicato il loro primo disco “New Long Leg” che Rough Trade eleggerà miglior disco di quell’anno. Ma quell’anno tutti hanno parlato di loro.
“Un raro tipo di narrazione musicale”, ha scritto Pitchfork.
“La band di chitarre più emozionante degli ultimi tempi”, li ha definiti Wired
“Geniale… un album di debutto che giustifica l’hype”, ha scritto il Times
“Formidabili poeti post-punk del quotidiano”, li ha definiti il Guardian.
“Debutto cerebrale, caustico, esilarante”, ha consacrato Mojo.
Memorabile il loro esordio alla TV americana ospiti al The Tonight Show Starring Jimmy Fallon quando hanno eseguito in modo ipnotico il singolo Scratchcard Lanyard.
Centro al primo colpo.
L’anno dopo pubblicano Stumpwork che si fa subito notare anche per la copertina: la foto di una saponetta ricoperta di peli pubici che formano la scritta del titolo.
Quella idea grafica (creata dal collettivo di artisti Rottingdean Bazaar e realizzata con il lavoro fotografico di Annie Collinge) ha vinto un Grammy come “Best Recording Package”.
Florence Shaw, la cantante dei Dry Cleaning, diventa subito iconica e super riconoscibile.
Se vuoi quel particolare tocco e stile, non lo puoi imitare.
Viene quindi chiamata per il duetto con i Sleaford Mods nella canzone Force 10 From Navarone.
Insomma dopo 5 anni dal debutto si può tranquillamente dire: promesse mantenute, potenzialità confermate, stile riconosciuto.
Ecco perché questo è un momento magico per vedere in concerto i Dry Cleaning il prossimo giugno all’interno del festival Ferrara Sotto le Stelle.
Questo concerto vale come vincere una scommessa o avere la meglio dopo una lunga discussione sentendosi dire “beh sì, avevi proprio ragione”.
Ma paradossalmente è anche inevitabilmente un punto di svolta.
La rivista Gentlewoman aveva definito la cantante dei Dry Cleaning “un arcangelo sarcastico inviata per salvarci dalla rovina di prenderci troppo sul serio”.
Ma d’ora in poi sarà sempre più difficile affrontare come hanno sempre fatto nelle loro canzoni ogni tema con gelo, distacco, indifferenza, freddezza, disinteresse, impassibilità dal momento che sono diventati una fottuta rock-band di peso mondiale.
La cantante è diventata famosa perché sul palco canta con estremo distacco, fissando un punto indefinito all’orizzonte e tormentandosi maniacalmente i lunghi capelli castani con un’espressione confusa che comunica Che diavolo, ci faccio qui?
Il pubblico che oggi canta a memoria le sue canzoni verbose e dai testi lunghissimi in realtà rappresenta un buon promemoria su cosa diavolo ci faccia su quel palco e renderà il suo stupore sempre meno credibile.
L’effetto sorpresa dei loro primi live era l’impressione che ogni membro del gruppo in realtà stesse suonando in una band diversa e sembravano 4 concerti insieme.
Ora invece è proprio da questa strana combinazione che i loro concerti si animano, il pubblico lo vuole.
Insomma sarà l’occasione per avere un’istantanea della band nel suo punto più alto.
Da qui in poi, in qualche modo, dovranno reinventarsi o cambiare qualcosa.
Forse la loro musica diventerà più oscura e straziata visto che il prossimo autunno apriranno i concerti per Nick Cave? Chi lo sa….
Ma intanto, davvero, questo è il momento del trionfo e vi consiglio di non perderli.