04 Giu Il passare del tempo | Alberto Guizzardi
Ci sono momenti nella vita che sono degli spartiacque; situazioni tenute in stand-by che esplodono, o nodi che vengono al pettine o più semplicemente la necessità di cambiare qualcosa di una routine che va sempre più stretta.
È il momento improcrastinabile di fare il punto della propria vita e tirare le somme.
Pedro Almodovar ne ha fatto un film e, come è successo in passato con altri registri, utilizza il suo attore feticcio, in questo casi Antonio Banderas per interpretare il suo alter ego.
Dolor Y Gloria è la storia di un regista che da anni non dirige più, bloccato da depressione e ogni sorta di male fisico.
L’anniversario dell’uscita del suo film più famoso lo rimette al centro dell’attenzione; la sua agente lo spinge ad andare alla proiezione ma lui tentenna, vorrebbe rifiutare ma intanto il meccanismo di isolamento scricchiola costringendolo a riprendere in mano capitoli della sua vita a volte dolorosi a volte solo volutamente messi da parte: l’infanzia, l’amore e la scoperta dell’omosessualità, la produzione di quel film tanto famoso che probabilmente fu l’inizio della sua crisi.
Almodovar è maestro nel mescolare commedia e dramma e qui, forse per il tema fortemente sentito, spinge più sul secondo. Non mancano momenti divertenti, ma qui la risata è a denti stretti più contenuta.
La bellezza di questo film è di creare presto empatia con lo spettatore; e pur se non abbiamo vissuto la vita che ci viene raccontata, presto per proiezione o per qualche assonanza ci ritroviamo a essere partecipi.
C’è l’uomo che sente passare il tempo è si chiede se ha vissuto degnamente, l’uomo che si nasconde dalla realtà annullandosi, l’uomo indeciso che per non decidere crea ancora più confusione.
Schiacciati dalla propria natura rischiamo di rimanere in eterna sospensione senza affrontare i propri fantasmi.
Forse rimettendo insieme i pezzi in un’altra maniera si può dare un senso diverso a quello che è stato fatto e un senso nuovo a quello ci aspetta.