02 Nov Heimat | Alberto Guizzardi
Chiedo alla mia amica Elena con radici materne riminesi: “Cosa rappresenta per te Rimini?”
“Si parte dal presupposto che Rimini non è una città qualunque, perché molto ambivalente, divisa tra leggerezza e divertimento forzato, contrapposto a carattere caparbio ostinato e volenteroso, di gran lavoratori e con un forte rigore morale
Perciò ovunque si abiterà poi, a prescindere dal luogo, si sarà sempre un’anima divisa in due
Secondo me i tutti i Riminesi lo sono”
L’ho chiesto prima che leggesse “Avere tutto” di Marco Missiroli, dove Rimini, in apparenza, sembra solo lo sfondo della storia del ritorno a casa di Sandro per il compleanno del padre Nando rimasto da poco vedovo.
Sandro lavora a Milano, ha combinato poco nel mondo della pubblicità e il vizio del gioco gli alienato amicizie e amori.
Il ritorno a casa, complice un avvenimento inaspettato, sarà più lungo del previsto e lo porterà a riconsiderare le proprie radici.
E cosi Rimini diventa protagonista; quella città che va così stretta per chi ha ambizione di mordere la vita e di affrancarsi dal provincialismo, torna a essere il porto sicuro per ricostruirsi, per poi tradirla e abbandonarla di nuovo.
Per i tedeschi c’è una Heimat, la patria dove si nasce e una zweite Heimat, quella che si sceglie; per Sandro la seconda patria è stata inospitale e respingente e lui nel gioco ha trovato la via di fuga dalla sua inadeguatezza.
Nei mesi passati a Rimini ripercorrerà i luoghi della propria infanzia, conoscerà finalmente suo padre e scoprirà il valore della vera amicizia.
Quell’anima divisa in due di cui mi parla Elena, realizzato che avere tutto è come non avere niente, potrà finalmente incominciare a vivere.