11 Lug Distesi d’estasi, d’estate | Alberto Guizzardi
Essenzialmente è una panca con sopra un bilanciere, davanti alla vetrata che da su una strada del centro storico di Bologna.
La realtà è che quello è il mio punto d’approdo preferito all’interno dei miei sabato mattina passati in palestra.
Da quella vetrata si osservano turisti accaldati che una guida porta al prossimo luogo da visitare, coppie in direzione delle loro mete, giovani e anziani in libera uscita.
Il pregio di quella panca però è il mondo capovolto che ti si spalanca davanti una volta che ti sei sdraiato.
La strada stretta permette di vedere da quella posizione solo la facciata rovesciata di Palazzo Bocchi, storica dimora del sedicesimo secolo.
Lo sforzo fisico, la bellezza di ciò che il mio sguardo afferra crea un corto circuito emotivo che le stesse parole faticano ad esprimere.
È come se corpo e mente, sotto il peso dei 30 chili caricati sul bilanciere, abbattessero le proprie le difese, lasciando che i pensieri salissero con la sbarra, scavalcando l’iscrizione “ Hic murus aheneus nil coniscere….” che avvolge il palazzo, e poi su oltre le finestre con la cornice corrosa dal tempo fino ad arrivare al cornicione del tetto dove in penombra appaiono una fila di formine la cui foggia ricorda quella di un fiore.
Rimane uno spicchio di cielo che raggiungo con le braccia tese al massimo.
I pensieri sono liberi ora, pronti per spiccare il volo nel etere blu celeste.
Le braccia scendono, inspiro, pochi secondi, e sono di nuovo pronto a risalire verso una nuova epifania.