31 Ago Diario Veneziano 30/08/18 | Alberto Guizzardi
Ci sono emozioni che si ripetono ogni qual volta sei a vedere il primo film del festival.
Ed è la sensazione che sei lì dove vorresti sempre stare: in una più o meno comoda poltrona a guardarti un film.
E poco importa se la prima cosa che vedi è un molto deludente corto italiano (Nessuno è innocente di Toni D’Angelo) con un Salvatore Esposito mai così fuori parte e una voglia molto spuntata di prendere in giro gli stereotipi su Napoli, che diventa irrimediabilmente stereotipo a sua volta.
Poi uno strano film indiano ti rimette in carreggiata.
In “Tumbbad” l’avidità dell’uomo viene declinata in un fosco film a tratti horror che pesca nella mitologia ma con i piedi ben piantati nel presente.
Infine Sandrine Bonnaire che illumina il medio “L’Enkas”,dove è una madre gravemente depressa e ignara della sorte di un figlio troppo giovane per portarsi sulle spalle il dolore di una non famiglia.
Nella giornata di acclimatamento, respinto per sala piena allo spettacolo delle 20, ho deciso di andare a mangiare in uno di quei posti che conosco è dove so che mangerò almeno discretamente.
Da domani si fa sul serio