08 Nov Content is a meowing king | Matteo Lion
Nella loro canzone Il liberismo ha i giorni contati i Baustelle cantavano “vedo la fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo”.
Se dovessi spiegare cos’è questo modo orrendo, dovrei dirvi che è il contemporaneo dove gli album non si vendono più come una volta, ma sono nate molte più opportunità per emergere e per guadagnare attraverso i social.
Quando ero giovane io (…. guai a chi dice boomer!) il tuo artista preferito potevi vederlo ai concerti, ascoltarlo in radio, vederlo in tv, aspettando una sua intervista per capire meglio il suo lavoro.
Ho fatto queste riflessioni quando la scorsa settimana il duo inglese Everything But the Girl ha annunciato la pubblicazione di un loro nuovo disco a 24 anni dal precedente Temperamental.
Per annunciarlo hanno aperto il loro primo profilo Instagram. La prima foto pubblicata è una loro vecchia istantanea scattata a New York nel 1995. Il testo dice semplicemente: “Come primo post abbiamo pensato che vi avrebbe fatto piacere sapere che abbiamo realizzato un nuovo album che uscirà la prossima primavera. Con amore, Ben e Tracey”.
Aspetto con ansia il nuovo disco. Ma non lo so se sono davvero felice che anche gli Everything but the Girl siano su Instagram. (…. ok, ora potete dire boomer!).
Per ora va tutto bene, hanno pubblicato solo un paio di vecchie foto ed essenziali messaggi sul nuovo disco.
Ma ho paura che anche loro cadano nella deriva dell’estetica Iinstagram.
Per aggiornare una vecchia hit dei The Buggles, possiamo azzardare che “Instagram Killed The Radio Star”?
Credo che siamo tutti d’accordo che qualcuno dovrebbe vietare a Madonna di pubblicare le sue Stories giornaliere sempre più svilenti con i primi piani della sua faccia piena di filtri e di iniezioni e totalmente incapace di darsi pace?
Che il big bang di questa deriva egocentrata delle rockstar sia da datare quando MTV ha iniziato a spingere i reality invece dei video musicali?
Ai miei tempi rockstar e politici usavano linguaggi differenti. Ora su TikTok trovi sia Madonna che Matteo Salvini. Mi spiego?
Seguo poco i social degli artisti perché credo che sui social tutto venga banalizzato.
Nel nuovo disco dei Coma_Cose, “Un meraviglioso modo di salvarsi” uscito la scorsa settimana c’è una canzone, Foschia, che ha un verso molto bello che dice: “I social sono come quei tizi che mi mangiano Cipster accanto. E non mi fanno capire la trama “.
Sono un brusio continuo che non ti fa sentire l’unica battuta interessante.
Ma anche i social alla fine sono superati, ora c’è il Metaverso, dove anche Björk è pronta a sbarcare.
Lo farà partecipando al festival virtuale DCLMVMF22 che avrà luogo dal 10 al 13 novembre. Il festival virtuale sarà ambientato in un paesaggio cyberpunk ultraterreno, e avrà 15 palchi che ospiteranno le performance di oltre 150 artisti musicali.
Björk entra nel metaverso per la prima volta salendo sul main stage del Decentraland’s Metaverse Music Festival con una performance live e dove, tra l’altro, si terrà la prima mondiale del video musicale per la canzone “Sorrowful Soil”.
E non pensate che sia una promozione alternativa, perchè per il lancio del disco di Björk non c’è stata nessuna ospitata televisiva con un live set. La TV è ritenuta ormai un media obsoleto.
Però, almeno lei canta.
Ma che dire degli artisti che pubblicano ogni cinque minuti una stories in cui mangiano un panino, si lavano i denti o camminano per strada?
Secondo me è inutile esporsi in questo modo anonimo, regalare il proprio (noioso) privato alla massa di utenti probabilmente più annoiati che curiosi di conoscere davvero l’artista.
E non appena questi utenti rischiano di annoiarsi cercheranno una distrazione, che vorrà dire passare a seguire un altro artista per qualche giorno.
Infatti uno studio pubblicato da Bauer Media ha stabilito che è probabile che le celebrità che bombardano i fan con continui contenuti sui social abbiano carriere più brevi rispetto a quelli meno accessibili.
Anche se, per quanto mi riguarda, il peggio del peggio sono gli artisti che pubblicano le stories per promuovere un prodotto o per ringraziare di aver ricevuto merce varie in omaggio.
Ogni volta che su Instagram un cantante dice la parola “swipe-up”, David Bowie si rigira nella tomba.
Il problema sono appunto i contenuti.
A voi davvero interessa sapere cosa hanno mangiato a colazione, come stanno pensando di chiamare il loro nuovo animale domestico e che aspetto hanno all’interno le loro ville multimilionarie?
Doja Cat è indubbiamente una rapper talentuosa. Ma che senso ha pubblicare su TikTok un video in cui si scambia miagolii con il suo gatto?
Nel 1996 Bill Gates ha pronunciato la famosa frase, “Content is king”, (letteralmente: il contenuto è sovrano). Beh qualcosa è andato storto se ora “Content is cat”.
In un tweet la cantante Katy Perry chiedeva: “Cosa significa quando vedi continuamente il numero 33? Ad esempio, io l’ho visto più di 7 volte oggi“.
Seriamente?
E quindi capisci perché ultimamente l’hai vista solo come testimonial negli spot di Just Eat ma non ricordi una hit recente.
La nostra quotidianità ci stanca. Figuriamoci quella vuota delle rock star.
Nella canzone Instagram Death Threat la band Secret Mountain dice:
“Che cazzo di sorpresa, vero? Quando la spazzatura mascherata da persone si rivela esattamente per quello che è”.
“L’avidità sta diventando sempre più avida. Consolati con uno o due selfie e pubblicali sui social”, cantavano i Pet Shop Boy in On Social Media.
Si perché gli artisti guadagnano molto per ogni post pubblicato. Ariana Grande con i suoi 264 milioni di follower guadagna circa 996.000 dollari per ogni selfie pubblicato.
Selfie di lei che si trucca, lei che si pettina, lei che si profuma.
Ecco perché spero che anche gli Everything But The Girl tengano un profilo basso sui social e mi permetto di ricordargli cosa dicevano nella canone Before Today:
I don’t want your history / Non voglio la tua storia
I don’t want that stuff / Non voglio quella roba
I want you to shut your mouth / Voglio che chiudi la bocca
That would be enough / Basterebbe
I want your love / Voglio il tuo amore