23 Mar Cambio di stagione | Andrea Ferrato
Da una esigenza fisica si era trasformata in una questione di principio: queste temperature rigide non erano più tollerabili.
Indipendentemente dai problemi climatici, dalle piogge di marzo, dalle code invernali, non c’erano più ragioni per dover subire quell’affronto.
Piccole scintille di verdi felici iniziavano a spuntare sui rami grigi e assonnati, le ore centrali del giorno soffiavano tepori leggeri e suadenti, le api, le vespe e le mosche, da un momento all’altro, erano tornate a volteggiare.
Non c’erano ragioni.
Dagli armadi e dai cassetti occhieggiavano i colori più brillanti; come talismani avvolgenti diventavano l’arma per riappropriarsi di una leggerezza tenuta a bada tra le pieghe dei pensieri, tra le obbligate e repentine virate, necessarie per difendersi dagli inconvenienti.
Aprì d’impeto le finestre e lasciò al sole il compito di scaldare le stanze, riordinò le cartoline, gli opuscoli e i programmi, distesi ben in vista per non perdere le connessioni.
Il bianco acceso e lucido del piano del mobile, illuminato dai raggi di un accenno di primavera, era ora una porta d’ingresso, uno spazio da abitare da nuovo e di nuovo.
Ora serviva un tono di voce alto e ben fermo, parole nette e precise, rettangoli definiti di chiarezza, distinguibili e inattaccabili da nebbie e foschie.