13 Lug Chiamala estate | Alberto Guizzardi
Le letture d’estate nel primo pomeriggio quando la calura invade tutti gli anfratti e tu dietro le imposte socchiuse leggi sonnacchioso non sapendo più se quello che ti rimane impresso è fantasia diventata realtà.
Le estati del Narratore a Combray ne “La strada di Swann” di Marcel Proust, incipit magnifico di quella sinfonia chiamata “Recherche”
“La trovata dello scrittore è stata d’aver l’idea di sostituire a quelle parti impenetrabili dell’anima, una pari quantità di parti immateriali, che la nostra anima cioè può assimilare.
Che importa quindi che le azioni, le emozioni di quegli esseri di nuova natura ci appaiano come vere, quando si producono in noi; quando tengono sotto la propria dipendenza, mentre voltiamo febbrilmente le pagine del libro, la rapidità del nostro respiro e l’intensità del nostro sguardo?”
…
“Così per due estati, nel calore del giardino di Combray, ebbi, a causa del libro che allora leggevo, nostalgia d’un paese montuoso fluviale, dove avrei potuto vedere molte segherie, e dove, nel fondo dell’acqua chiara, dei pezzi di legno marcivano sotto ciuffi di crescione; non lontano s’arrampicavano lungo muri bassi, grappoli di fiori rosa e rossastri.
E come il sogno d’una donna che m’avrebbe amato era sempre presente al mio pensiero, quelle estati il sogno fu imbevuto dalla freschezza delle acque correnti; e qualunque fosse la donna che evocavo, grappoli di fiori viola e rossastri si elevavano presto da ogni lato di lei quasi colori complementari”