22 Gen Sognare coi piedi | Matteo Lion
“I wanna dance with somebody”, cantava Whitney Houston.
E subito tornano alla mente centinaia di film americani con ragazzini in ansia per il ballo della scuola e la scelta del partner da invitare.
Archeologia culturale.
Nelle ultime settimane sono stato molto colpito da varie rappresentazioni del ballo come esperienza squisitamente solitaria.
Il primo esempio è il video di “Romance“, la canzone che ha anticipato il nuovo meraviglioso disco di Ex:Re (pseudonimo dietro il quale si cela Elena Tonra, la cantante dei Daughter).
“Romance” rivela subito la sua natura alienante e si apre con un beat attutito che sembra quasi provenire da un’altra stanza, da una festa dove vorresti finire.
E nel bellissimo video, diretto da Antonia Luxem, Elena balla da sola quasi confrontandosi con sé stessa.
Perché è impossibile ballare senza essere sé stessi. Quando si balla si deve dire la verità.
Proprio perché la propria autostima è li allo scoperto, davanti agli occhi di tutti è impossibile mentire come si farebbe con le parole.
Il ballo diventa quasi un rozzo tentativo di entrare nel ritmo della vita.
E si rimane incollati fino alla fine del video a guardare quei movimenti meccanici di Elena che vengono alterati e fissati dalle luci stroboscopiche.
Il poeta Manlio Sgalambro ha detto. “Le discoteche sono piccoli nirvana dove il solenne fragore del rock fa assaporare il piccolo nulla al figlio di Siddharta. Non essere per un poco è tutto quello che si chiede. Piccoli “niente” di cui la vita dell’individuo odierno ha bisogno per rinascere e vivere un’altra settimana.”
Altra canzone (e relativo video) che mi ha colpito in tal senso è “It’s Me on the Dance Floor” dal nuovo disco di My Brightest Diamond, “A Million And One”.
La canzone si apre con il verso “sono tutta sola” e poi nel ritornello ripete incessantemente “sono io che sto cercando nella pista da ballo”.
E infatti la cantante dice: “Sto ancora imparando come avere una relazione davvero profonda con la musica da ballo e collegarmi al mio corpo in un modo diverso.”
Si perché la rigida educazione religiosa nel Michigan subita da piccola e la successiva formazione classica hanno ancor più complicato il suo rapporto con la musica dance.
Se ti hanno sempre detto che il ballo è una cosa peccaminosa che porta alla devianza sessuale, sicuramente sarai restio a muoverti i fianchi o a shakerare il tuo bon-bon come farebbe Ricky Martin.
E relativamente al video della canzone, dove si dimena da sola, infatti ammette: “è una sorta di rituale attraverso la danza in cui si arriva a un luogo di libertà – se quella libertà significa essere sciocchi e fare una stupida danza alla fine di quel ridicolo assolo di tastiera.”
Ballare, anche da soli, ha quindi una potenza liberatoria?
Motta nella sua canzone “Sei bella davvero” racconta di una trans – “Quelle scarpe giganti, un nodo alla gola, ti guardano tutti, ma sei bella davvero”- che vive la danza come momento liberatorio: “Per chi non sa che anche stasera hai gli occhi rossi, e che quando va via il sole vuoi ballare a tutti i costi!”.
“io stò benissimo e ballo sola
dentro la merda di queste mura
a luci spente in questo disordine di niente e di tagliola”, anche Loredana Bertè nell’intimità di casa sua ha capito che ballare è come sognare coi piedi!