25 Lug Pochi vogliono essere vecchi | Matteo Lion
“Quello che si guadagna facilmente, lo si perde facilmente”, canta King Krule in “Easy Easy“.
Il mese prossimo farò 45 anni.
Che sono tanti e non me li sono guadagnati affatto facilmente.
E quindi non è così facile lasciarli andare con leggerezza.
Ma diventano urgenti i bilanci.
Il primo: si è troppo vecchi per fare i giovani e troppo giovani per essere vecchi.
Frankie Cosmos in “Birthday” canta:
“Solo perché sono di una certa età
non significa che io sia
più vecchio rispetto a ieri.”
Mica sono uno di quelli che può credere alla panzana che la vita comincia a 40 anni?
Se così fosse, perché diavolo ci mandano con così tanto anticipo?
“Se la vita comincia a 40 anni
spero che non sia la stessa
è già stato abbastanza duro
non voglio rinascere ancora”
canta John Lennon in “Life Begins At 40“.
Gli uomini sui quaranta sono come le parole crociate de la settimana enigmistica: difficili, complicati e non si è mai sicuri di avere la risposta giusta.
Si perché qualcosa è perso per sempre e si convive per forza con qualche rimpianto o rimorso. Poco cambia, se l’uno o l’altro.
Marianne Faithfull canta nella canzone “The Ballad Of Lucy Jordan“:
“All’età di trentasette anni si rese conto che non lo avrebbe mai fatto
Attraversare Parigi in un’auto sportiva con il vento caldo tra i capelli.”
E con questo sentimento di perdita Lucy Jordan “Sul tetto dove salì quando tutte le risate divennero troppo rumorose”, si lancia verso la sua follia.
Drastico, lo so.
Ma quella sensazione che qualcosa sia perso “per sempre”, può davvero fregarti.
Bisogna imparare a fare i conti con i sogni che si avevano da ragazzini.
All’inizio della loro carriera, quando erano molto giovani, gli Eurythmics nella loro celebre hit cantavano: “i sogni più dolci sono fatti di questo: qualcuno vuole usarti, qualcuno vuole essere usato da te; qualcuno vuole abusare di te, qualcuno vuole che tu abusi di lui”.
Era davvero un sogno di gioventù.
Dove tutti hanno il loro posto preciso (e confortevole) che finisce esattamente dove inizia quella dell’altro.
Beata e illusa gioventù.
A distanza di molti anni Annie Lennox in “17 again” canta:
“Il tempo può farti male e Dio abbandonarti
lasciarti bruciato e pieno di ammaccature
L’innocenza ti insegnerà come ci si sente ad essere usati”.
E verso la fine la canzone la melodia cambia fino a richiamare quella più famosa di “Sweet dreams” e dopo tanti anni è il momento davvero di dirci di cosa sono fatti questi dolci sogni:
“Tutte quelle celebrità artefatte
e quelle perfide reginette
tutti quegli stupidi giornali
e quelle stupide riviste
I bei sogni sono fatti di niente
che ti renda parte di ciò che conta.”
La parola più vera, più esatta, più colma di senso è proprio la parola “niente”.
Ma lo puoi davvero capire solo dopo i 40 anni.
Quando di quei sogni non resta niente, appunto.
Si, sono in quel periodo in cui i compleanni non sono più delle feste, e vi prego quindi di non mandarmi messaggi o WhatsApp.