13 Set Vivere è ricominciare, sino alla fine | Matteo Lion
Non ho fatto delle vacanze memorabili. Niente spiagge cristalline o passeggiate tra il verde di vallate collinari.
Ma rientrare in ufficio a lavorare è stato lo stesso molto faticoso.
In agosto tutti a gonfiarci il petto cantando la demente hit estiva “Andiamo a comandare”.
Ma comandare è una cosa e farsi obbedire è un’altra.
E così i primi di Settembre, tornando più realisti, risulta decisamente più indicata la canzone di Piero Ciampi: “Andare camminare lavorare, andare a spada tratta, banda di timidi, di incoscienti, di indebitati, di disperati. Niente scoramenti, andiamo, andiamo a lavorare.”
E per ricevere lo stipendio, bisogna pagare il prezzo di essere – senza tanti scrupoli – uno degli ingranaggi del business.
John Lennon cantava che si deve imparare a sorridere mentre si uccide per diventare un eroe della classe operaia.
Il mondo del lavoro di oggi è spietato, fatto di numeri e dati economici.
E si sa, gli affari peggiori si fanno con gli altruisti. La prima regola negli affari: fai agli altri quello che non vorresti facessero a te.
Bisogna indossare ogni mattina la maschera del cinico e insensibile business-man.
Almeno finché dura.
Almeno finché si riesce a non dare peso a quella voce interiore che, come cantano i Radiohead in “Numbers“, ci dice:
“Gente, questo è un richiamo: siete voi ad avere il potere. Non sono i numeri a decidere.
Il vostro sistema è una menzogna. Il fiume si sta prosciugando
Le ali di una farfalla.
E potete versare ciò che avanza di noi, come una minestra,
Come se fossimo splendidi fiori strappati.
Ci riprenderemo ciò che è nostro.”
Anche i Tama Impala in “Let It Happen” ci raccontano di quanto possa essere alienante e auto-distruttivo lo stile di vita del lavoratore medio:
“E continuo a girare, pieno di impegni,
A cercare di nascondere la mia ombra.
Un’idea mi sta crescendo dentro
E tutte le altri sembrano superficiali.
Tutto il tempo che passo a girare, pieno di impegni
Mi pesa sulle spalle.
Sento una sveglia:
Dev’essere mattino.
Non posso combattere ancora per molto
Contro tutto quello che devo fare.
Qualcosa sta provando a venir fuori.”
Appena rientrato in ufficio ho trovato attaccato al PC un bel cartello con un lungo elenco di “To Do”.
L’avevo scritto io tre settimane prima perché ho l’illusione che fare le liste metta un po’ d’ordine nel caos della mia vita.
La lista non serve tanto ad assicurarmi di fare effettivamente tutto, quanto a sgomberare la mente dalla preoccupazione di non riuscirci.
E infatti niente riesce a rilassarmi come le canzoni che hanno come testo delle lunghe liste di numeri, nomi di piante o Stati. ()
Da dove cominciare? Togliendo “l’out of office” automatico?
Canticchio la canzone di Jens Lekman che dice:
“Tuo padre continua a mandarmi email.
Dice che vuole solo salutarmi,
Io gli rispondo con mail automatiche che dicono che non sono in ufficio.”
Sorrido e penso che la stessa canzone finisce con il verso: “Non lasciare che nessuno ti metta i piedi in testa”.
E mi pare un buon mantra motivazionale per tornare a combattere in trincea.
foto: Andrea Ferrato