13 Mag Pensarsi vecchi rende vecchi | Matteo Lion
La più celebre frase sull’auto-accettazione è quella pronunciata da Anna Magnani al suo truccatore: “Non togliermi neppure una ruga. Le ho pagate tutte care”.
Anna Magnani è morta a 65 anni.
Probabilmente la frase è stata pronunciata 5 anni prima, tipo a 60 anni.
Il mondo è davvero cambiato e gli artisti del mondo musicale stanno davvero mettendo in scena una rappresentazione nuova di quel fenomeno che una volta era conosciuto come “vecchiaia”.
Ma ormai dobbiamo davvero trovare una parola nuova per definirla.
La parola “vecchiaia” suona vecchia (ops, i did it again) e anche fuori luogo proprio come chiudere un messaggio whatsapp con “distinti saluti”.
I tempi sono cambiati.
Il mese scorso Ornella Vanoni a 89 anni ha tenuto due concerti al Teatro degli Arcimboldi a Milano per celebrare la sua carriera.
Certo la sua voce non è più quella degli anni ’60 e ’70. Ma come potrebbe?
Solo in alcune famose canzoni si riesce a superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non invecchiare.
Nella realtà i cambiamenti della voce sono inevitabili; e quindi perché non accettarli?
È solo un problema culturale.
Quando la voce cambia durante la pubertà nessuno ha mai niente da dire ma solo gran pacche sulla spalla.
In realtà dobbiamo prendere consapevolezza che la nostra voce durante la vecchiaia fatalmente cambierà e questo – guarda un po’ – ha anche un termine scientifico: presbifonia.
Le corde vocali diventano più deboli e secche perché perdono il loro rivestimento mucoso naturale.
Inoltre alle donne pare che l’evento della menopausa implichi la diminuzione dell’ormone estrogeno che spesso tende a far diventare più profonde le loro voci.
Quindi se vuoi sentire la vecchia voce di Ornella Vanoni puoi recuperare il suo concerto “Ah! l’amore l’amore quante cose fa fare l’amore..” registrato nel ’71 al Teatro Lirico di Milano e che io continuerei ad ascoltare all’infinito.
Con questi concerti di oggi invece la Vanoni ha sfidato e vinto la tesi per cui l’invecchiamento è il progressivo restringimento del possibile.
Lei ci dimostra che invecchiando perdiamo parecchi dei nostri difetti: non ne abbiamo più bisogno.
Si è più liberi e scanzonati (altra parola sbagliata visto che la Vanoni ha inciso ben 39 dischi in studio e ha pubblicato 86 singoli).
Rimanendo nell’ambito della musica leggera italiana, quest’anno al festival di Sanremo hanno riscosso un grande successo anche Loredana Bertè e i Ricchi e Poveri.
La Bertè (73 anni) mette in scena un modello diverso di “vecchiaia” giocando con i suoi lunghi capelli blu ma contemporaneamente mantenendo alta anche la fama delle sue bellissime gambe.
Anche i Ricchi e Poveri hanno ottenuto un successo incredibile con la canzone che hanno portato al festival: sono entrati nella Top20 degli streaming, che solitamente è dominata da artisti under 40. Ma – ancora più incredibile – è la seconda canzone più usata sul social Tik Tok notoriamente destinato ad un target super giovane.
Madonna (65 anni) – dopo essersi ripresa dai problemi di salute che l’avevano portata in terapia intensiva – ha appena terminato un tour mondiale con un grande concerto gratuito sulla spiaggia di Copacabana.
Anche per quanto riguarda artisti più vicini al mio gusto non mancano gli esempi.
Da poco è passata in Italia con il suo tour Meredith Monk, che nonostante abbia superato gli 80 anni, riesce a sperimentare e a giocare con la voce con entusiasmo quasi infantile.
Anche Joni Mitchell (81 anni) , grazie al supporte amichevole di Brandi Carlile, sta continuando a esibirsi (e ha pure debuttato ai Grammy) dopo aver superato anni in cui a causa di una malattia si era totalmente fermata.
Il mese scorso anche Barbra Streisand – 82 anni – ha inciso una nuova canzone come colonna sonora di una serie TV.
Anche Cyndi Lauper il mese prossimo a 71 anni tornerà in concerto alla Royal Albert Hall di Londra.
Mick Jagger, anche se ha superato gli 80 anni, è ancora considerato il best performer al mondo.
Nel 2020 Paul McCartney è riuscito ad arrivare al n° 1 sia in Inghilterra che negli Stati Uniti con l’album “McCartney III“.
Bob Dylan l’anno scorso ha pubblicato il suo 40° album all’età di 82 anni.
Billy Joel quest’anno è tornato dopo 31 anni dall’ultimo disco a pubblicare nuova musica.
In italia la sua canzone più celebre è stata “This is the time” perchè solo da noi era stata utilizzata per la celebre soap opera Sentieri, e diceva:
“Questo è il momento di ricordare
Poiché non durerà per sempre
Questi sono i giorni
A cui aggrapparsi”.
Una volta Albert Einstein disse: “Tutto è relativo. Prenda un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie.”
Ma è proprio la scienza a spiegarci che forse la musica gioca un ruolo fondamentale nell’invecchiamento di questi musicisti.
I ricercatori dell’Accademia Cinese delle Scienze hanno studiato perché il cervello dei musicisti riesca a trarre beneficio dalla pratica costante. Il loro articolo pubblicato nell’aprile 2023 su Science Advances dimostra che l’apprendimento e la pratica/esecuzione della musica riescono a ridurre alcuni dei più frequenti declini delle funzioni cerebrali che si verificano con l’avanzare dell’età.
E quindi dovremmo prendere esempio e oltre a ingoiare pillole e Danacol dovremmo tutti cominciare a imparare a suonare uno strumento?