27 Feb Principianti assoluti | Alberto Guizzardi
Il nostro essere è legato indissolubilmente a quello che ci è stato insegnato nel corso degli anni, dalla nascita fino all’età adulta, fino a manifestarsi nelle interazioni con le altre persone.
Abbiamo, chi più chi meno, un’etica fatta di compromessi che a volte sentiamo come un limite, ma che ci permette di barcamenarci all’interno della collettività in cui viviamo.
Bella Baxter non è così: frutto di un esperimento del suo mentore, il dottore God Baxter, è una donna adulta senza un passato né educazione, una pagina bianca con tutto il futuro da costruire.
Bella Baxter è il personaggio protagonista di “Povere creature”, romanzo di Alasdair Gray, ora portato sullo schermo da quel genio di Yorgos Lanthimos.
Si tratta di un’opera per il quale il termine capolavoro si può utilizzare non a sproposito, perché unisce tante qualità che lavorano alla perfezione: la regia visionaria, le interpretazioni sublimi, la musica ipnotica e discordante, la messa in scena e i costumi di una originalità unica.
Ma c’è soprattutto Bella/Emma Stone che attraversa il film con la leggerezza di un Candide prima, con la determinazione di un essere pensante poi.
Libera di ogni preconcetto educativo, abbandona lo sposo promesso per girare il mondo con un libertino che finirà irretito e scornato.
E una volta imparato quanto basta della vita, sarà pronta per ritornare a casa e prendere il suo posto nel mondo.
Quante volte ci siamo sentiti ostaggio di quello che siamo e di come essere così stratificati e strutturati ci impedisca di andare nella direzione che desideriamo?
Come se fosse una zavorra da gettare in mare per salvarci, ce ne ne dobbiamo liberare, se non tutto e subito, almeno erodendola nel corso del tempo, per ritrovare quella pagina bianca da riscrivere a nostro piacimento.