02 Mag Trait d’union | Alberto Guizzardi
Quando un cliente mi chiede se è un buon momento per investire dei soldi con una guerra in corso, i cui sviluppi sono così incerti, la mia risposta è questa: “la guerra è un falso problema; il mercato finanziario è cinico, dopo uno shock iniziale si abitua allo status quo e ci convive”.
In fondo è così che la guerra la stiamo vivendo nella nostra vita quotidiana, almeno noi occidentali, colpiti in maniera indiretta (bollette, crisi energetica, inflazione) ma comunque ancora al sicuro.
Leggiamo di avanzate, di ritirate, di tante morti, di civili in fuga, ma è come se mancasse una connessione tra noi e quello che sta accadendo e quanto realmente ne siamo coinvolti.
In questi giorni ho finito di leggere “Stalingrado” di Vasilij Grossman che insieme al successivo “Vita e destino” racconta l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica; ma racconta anche altro: la difesa del territorio contro un nemico comune, l’odio conclamato o semplicemente sotto traccia nei confronti degli ebrei, la follia dei dittatori.
Ma racconta soprattutto la distruzione della vita quotidiana, di persone costrette ad abbandonare la propria casa per fuggire o per prendere un fucile in mano; racconta i pensieri di chi sta per morire in una trincea o di chi aspetta notizie del suo caro che probabilmente non avrà mai.
È riduttivo pensare cha quello che non troviamo nelle informazioni quotidiane ci venga dato da un’opera di fiction? La mia risposta è no.
Questa è la potenza della letteratura, del cinema, del teatro e di tutte le forme d’arte: connetterci a un evento tramite la sua rappresentazione.
Ecco perché la vita senza arte è incompleta e perché l’arte viene censurata quando si vuole nascondere la realtà: in quanto la perfeziona dandone quel significato che vuole essere nascosto e negato.